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Continua la rassegna "Racconti da Nomadi Moderni", brevi reportage di viaggio che hanno cambiato le nostre vite.

In questa seconda puntata di "Racconti da Nomadi Moderni" spazieremo dalla allegra ruralità di Cuba a quella più formale del Giappone, passando per il Brasile e le sue spiagge, l'Iran e le sue prelibatezze, il Sudafrica e le sue distese sterminate, il Kirghizistan e la sua gente. Come nel racconto precedente (leggete "Un racconto d'incontri - episodio 1") presenteremo particolari esperienze di viaggio che hanno coinvolto il nostro staff, sempre con lo stesso comune denominatore: esaltare le diversità.

 

­ Diversivo, distrazione, fantasia, cambiamenti di moda, di cibo, amore e paesaggio.
Ne abbiamo bisogno come dell’aria che respiriamo. ­

Bruce Chatwin

 
In questo secondo episodio leggerete i seguenti racconti di viaggio:

 
 

Un "puro" pomeriggio di pioggia

­ Appunti di viaggio di Madda, responsabile viaggi in Centro America, insaziabile di sigari e rum

Arriviamo a Vinales dopo circa tre ore a bordo di un caratteristico taxi colectivo sgangherato, con soste benzina effettuate in modalità “fai da te” nel senso più reale del termine, ovvero con il simpatico conducente che attinge direttamente dalla tanica riposta nel bagagliaio. La famiglia della nostra casa particular, composta da madre, figlio ed adorabile nonnino, ci accoglie come fossimo vecchi amici e si crea subito una piacevole atmosfera di complicità – la stessa che in seguito ci porterà a decidere di fermarci ben due notti in più del previsto.

Mentre il figlio Alejandro ci illustra le possibili escursioni nei dintorni, con un boato scoppia un improvviso temporale tropicale. Neanche il tempo di preoccuparcene e veniamo rallegrati da un buon mohijto. El abuelo avanza timidamente con un sacchetto in una mano ed una scatola in legno nell’altra, contenenti rispettivamente tabacco essiccato e “puros”, gli iconici sigari cubani. Passiamo un indimenticabile pomeriggio in sua compagnia: mentre ci insegna a rollare le foglie e versa gran bicchieri di rum, ci racconta la sua vita da contadino nel vicino Valle del Silencio, dove le terre vengono tutt’ora arate con i buoi. Prima che il nipote ci accompagni in un trekking sotto la pioggia tra le piantagioni di tabacco dove il suo mitico abuelito ha lavorato instancabilmente per anni, ci svela i segreti su come “respirare” al meglio i puros: per assaporarli come uno del posto vanno sfregati tra le mani ed intinti nel miele.

 
Un racconto d'incontri | Viaggigiovani.it
 

Il giorno della partenza il nonnino ed io ci salutiamo con le lacrime agli occhi e mi regala il suo accendino, che custodisco ancora gelosamente. La bellezza di Cuba non sta solo nella sua indescrivibile capitale, nelle foreste incontaminate, nelle cittadine coloniali e nelle sue spiagge da cartolina… sta nelle persone che si accontentano del poco che hanno, vivendo in modo semplice ma dignitoso mentre assaporano momenti di vita con ritmo lento e rilassato, in maniera diametralmente opposta alla frenesia del nostro quotidiano. Proprio come un sigaro, da consumare senza fretta ed in buona compagnia, mentre il tempo si riempie di racconti di esperienze passate.

 
 

Capodanno brasileiro tra ragni e serpentelli

­ Appunti di viaggio di Marzia, responsabile viaggi in Nord America con un animo "toda joia toda beleza"

Il Brasile è un paese a cui sono molto affezionata e dove torno appena posso. Nel 2018 decidiamo di andarci per Natale, insieme a tutta la mia famiglia.

La sera di capodanno siamo a Praia de Pipa, un posto davvero magico dove la natura, la gente cordiale e il mare turchese ti fanno dimenticare il tran tran e lo stress che solitamente riempiono la nostra quotidianità.

Decidiamo di andare a mangiare da un amico di mio papà, Daniel, un simpatico ometto eccentrico. Il posto è davvero incantevole. Ci sistemiamo attorno ad un tavolo in mezzo al giardino rigoglioso, attorno a noi grandi alberi di mango e profumatissimi fiori.

Ordiniamo ostriche fritte e pesce freschissimo alla griglia. Daniel ci propone del buon vino: siamo tutti su di giri, la serata si preannuncia davvero unica se non fosse che improvvisamente salta la luce...

 
Un racconto d'incontri | Viaggigiovani.it
 

Daniel dice di aver dimenticato di pagare la bolletta. Nella penombra comincio a vedere tanti animaletti correre sul tavolo. Mia figlia Martina vede un serpentello scappare e sulla porta della cucina un enorme ragno mi sta guardando ….al buio tutto sembra più grande e minaccioso.

La luce non torna più e io non riesco a mangiare quasi nulla con questo buio ma Daniel non sembra preoccupato, in Brasile non ci si agita per queste sciocchezze.

Su consiglio di Daniel prendiamo un paio di bottiglie di vino ed andiamo in spiaggia a fare il “saluto del mare”: bisogna mettere i piedi in acqua per salutare l’anno che se ne va, qui si usa così.

E in questo momento, nonostante la cena tra ragni e serpentelli (io odio i ragni e i serpentelli!), mi rendo conto che sto vivendo uno di quei momenti che non dimenticherò mai: sono con la mia famiglia in uno dei posti che amo di più, ad aspettare l’anno nuovo, non potrei essere più felice.

 
 

"Farsi" un pane a forma di cuore

­ Appunti di viaggio di Maria, responsabile viaggi in Medio Oriente e chef a domicilio

Ci fermiamo poco lontano dalla casa di Fin per il pranzo, nella periferia di Kashan in Iran. Non tutti hanno voglia di rinchiudersi in un ristorante e preferiscono due passi nelle vicinanze.

Sentiamo nell’aria un buon profumo di pane caldo... ci fidiamo del nostro olfatto e finalmente troviamo il forno. Sulla strada, su un paio di tavoli vengono sistemati i Lavash, uno dei pani più popolari dell'Iran, insieme al Sangak, Barbarie e Taftoon. Il pane è considerato come il primo alimento del popolo iraniano e il suo consumo nella dieta quotidiana è molto comune.

Per l’impasto, a base di farina, acqua e sale, c’è una moderna planetaria, ma il forno... non è elettrico. L’impasto viene schiacciato sulle pareti roventi per la cottura.

 
Un racconto d'incontri | Viaggigiovani.it
 

La presenza di “stranieri” attrae l’attenzione di coloro che vengono ad acquistare il pane; non parlano inglese e noi non parliamo farsi, non possiamo conversare, ma tutti, dopo averci “squadrato” ci regalano un pane… e un sorriso. Il pizzaiolo ha preparato per noi un Lavash personalizzato, a forma di cuore.

Alcuni ragazzi ci girano intorno, desiderosi di “attaccare bottone”, sanno poche parole di inglese ma le usano tutte. Ci scrutano, ci guardano, ridono, fanno amicizia con gli uomini del gruppo.

Ottimo pranzo oggi! Pane caldo, buonissimo, e calore umano, ristoratore! E’ cosa c’è di meglio se non concludere il pranzo con un buon caffè italo-iraniano? Il bar è un po’ particolare ma l’idea è molto carina: un vecchio furgoncino Volkswagen allestito per preparare caffè, cappuccino, americano, latte. Un vero street bar!

 
 

Storia di un minibus africano (mai partito)

­ Appunti di viaggio di Luca, responsabile viaggi in Africa ed esploratore del Continente Nero

Il profumo di mais alla brace mi circonda mentre cammino verso la stazione dell’autobus. Molti mi fissano, mentre i nostri sguardi si incrociano. Forse per via del mio grosso zaino sulle spalle o forse perché sono l’unico bianco che passeggia in un quartiere popolare nero. Sono a Nelspruit, in Sudafrica e sto per prendere uno dei tanti minibus che mi porteranno verso il Botswana, tra imprevisti, cambi di programma e ritardi. Un giorno intero di viaggio, attraverso le colline fino alla capitale Pretoria, capolinea. Notte fonda, alloggio trovato e si riparte.

Al mattino il minibus non parte perché non ha abbastanza passeggeri. Altre ore di attesa, due deviazioni, 8 ore di strada e finalmente il Botswana. Poi ancora notte fonda, alloggio trovato e si riparte. Un altro minibus che non si muove, nessun passeggero e troppe finte promesse. Non si parte? Allora cambio idea e salgo su un autobus a caso.

 
Un racconto d'incontri | Viaggigiovani.it
 

È qui che incontro sei ragazzi con lo zaino in spalla, come me, giovani viaggiatori in esplorazione d’Africa. La gioia è tanta e mi chiedono “Hi! where are you from, man?” Se non parlassi inglese avrei risposto “Italy, and you?” “Canada” e poi sarei tornato ad osservare il mondo da un finestrino, chiuso nelle mie voglie di esplorare il mondo, a cambiare mezzo di trasporto, a cercare un alloggio e ripartire. Da solo.

Invece la risposta è stata “Italy, and you?” “Where are you going?”“Really? That’s great, I am going there next week”. E poi ancora, scopro che sono diretti in posti che mi piacerebbe visitare, che hanno vissuto esperienze incredibili, che sono curiosi di sapere cosa ci faccio da solo in giro per queste terre ostili.

Cambio il mio piano di viaggio e rimango con loro, prima a Maun, poi decido di andare in Namibia, diventiamo un team perfetto. Nascono storie di taxi, autostop, fuochi sotto le stelle, corse nel deserto, tende montate e smontate, cibi cucinati in mezzo al nulla. Insieme appunto. Grazie all’inglese.

Che ne sarebbe stato di me senza la possibilità di comunicare con loro? Imparare una lingua è l’investimento migliore che si possa fare, per vivere al meglio queste bellissime esperienze. E me ne rendo conto qui, in cima a Table Mountain, a Città del Capo, mentre ci salutiamo con la promessa di vederci ancora.

Grazie minibus per non essere partito.

 
 

Quella volta della vodka

­ Appunti di viaggio di Claudio, responsabile digital marketing Viaggigiovani.it e amante dei luoghi naturalistici

29 aprile 2019, Tamga, Kirghizistan. Dopo due giornate dominate da una natura senza paragoni, giungiamo in questo piccolo villaggio senza tempo sul versante meridionale dell'Issyk Kul - il secondo lago di montagna più grande al mondo. Ci sistemiamo nella graziosa homestay in cui passeremo la notte e, visto il tempo libero, ci dedichiamo a quello che più ci piace: esplorare un luogo senza una meta precisa.

Ragazzi in divisa da scuola, bimbi che giocano sul marciapiede, strade che mai hanno conosciuto l'asfalto, cavalli al galoppo, casette dai tetti colorati in legno, qualche auto di fabbrica Moskvič che vaga ai 30 all'ora. Come nella maggior parte dei villaggi kirghisi, anche quì il tempo sembra essersi fermato. Animo e macchina fotografica ringraziano.

Cerchiamo di scambiare qualche chiacchera con delle signore in un market minimalista, abbozziamo dei saluti con delle simpatiche bimbe. Noi non parliamo il russo, loro non parlano l'inglese (o l'italiano), per questo diamo il via ad una serie di sorrisi, il linguaggio internazionale che tutti conoscono.

 
Un racconto d'incontri | Viaggigiovani.it
 

Rinvigoriti da questa abbuffata di felicità, torniamo alla casa famiglia, per un'altra scorpacciata, questa volta condita di pietanze tipiche e vodka, onnipresente compagna di queste serate kirghise. Ci eravamo promessi di chiudere ogni serata con un brindisi come si deve e così è stato!

Nel frattempo Zhanarkul, la nostra giovane e disponibile guida, ci regala perle di curiosità sul suo Paese senza tralasciare la sua storia, caratterizzata da stagioni ad accompagnare turisti con base a Bishkek altre invece a star al fianco della propria famiglia che vive di pastorizia in un villaggio sperduto del Kirghizistan, lontano da ogni forma di urbanizzazione e contatto con estranei. Questi piccoli momenti valgono da soli il viaggio...

Questa esperienza sta volgendo al termine e la lunga direttrice di rientro per Bishkek ci permette di catalogare i ricordi di un paese che mai dimenticheremo. Partiti in 16, torneremo due in più: i volti kirghisi (nel cuore) e una vodka (nello zaino).

 
 

Incontri inaspettati su un'isoletta d'Oriente

­ Appunti di viaggio di Karen, responsabile viaggi Giappone, nessuno conosce come lei questo paese

Dopo un anno trascorso nella frenesia di Tokyo in cui le giornate erano divise tra studio e lavoro, decisi di concludere la mia esperienza giapponese in un luogo più tranquillo e vicino al mare. Sul portale di WOOF, un'organizzazione che mette in contatto le fattorie biologiche con chi voglia, viaggiando, fare esperienza di vita rurale, trovai l'annuncio di Makoto San, in cerca di aiutanti per ristrutturare una guesthouse sulla piccolissima isola di Kashirajima.

Fui molto colpita dal progetto, all’ora la guesthouse non era che una vecchia casa diroccata sulla cima di una minuscola isola desolata nel mare del Seto. Era proprio ciò che cercavo e nel giro di una settimana partii per questa avventura.

Dopo ore trascorse su un autobus notturno, arrivai alla stazione di Okayama. Restai qualche istante a fissare perplessa il tabellone delle partenze quando si avvicinò un arzillo vecchietto giapponese che mi aiutò a scegliere il treno giusto per raggiungere la mia isoletta sperduta. Un classico in Giappone: non fai in tempo a perderti che un angelo custode giapponese ti aiuta a trovare ciò che cerchi.

Rimasi a parlare a lungo con Sato san, così si chiamava, il quale fu talmente colpito dal mio progetto di viaggio che, anziché raggiungere l'amico a Hiroshima, decise, con mia grande sorpresa, di seguirmi. A Kashirajima Makoto san ci stava aspettando con la sua piccola macchinina a cubo giapponese - simile a quelle dei cartoni animati- e accolse il signor Sato con grande entusiasmo e soprattutto con tanti inchini, felice della sua decisione di unirsi a noi.

 
Un racconto d'incontri | Viaggigiovani.it
 

Passammo tre settimane a sistemare il giardino, dipingere muri, a togliere la plastica dalla spiaggia e a vangare l'orto accompagnati dai divertenti racconti di Sato San.

Nei momenti liberi ne approfittavo per fare lunghe passeggiate nei paesini vicini. Gli stranieri in queste zone erano rari tanto che un giorno un bambino, fissandomi curioso, andò a sbattere contro la porta d'uscita di un supermercato e la mamma, imbarazzata, mi salutò con un inchino scusandosi per l’accaduto. Spesso i giapponesi si scusano anche quando non necessario.

Amavo l'atmosfera di questi piccoli paesi sperduti. Rispetto alle grandi città, qui la gente era curiosa e con tanta voglia di scambiare quattro chiacchiere a volte per pochi minuti altre volte invece per un intero viaggio, regalandoti tanti piccoli ricordi che a distanza di qualche anno, ti fanno ancora sorridere.

Non ho più avuto notizie di Sato san, chissà se avrà incontrato altri viaggiatori in stazione e se li avrà seguiti nelle loro avventure.

 

­ La vita è un viaggio.
Le fermate migliori sono le persone speciali. ­

Angelo De Pascalis

 

Anche voi volete condividere la vostra esperienza di viaggio? Scriveteci a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e pubblicheremo le vostre parole... Ringraziamo i Nomadi Moderni che ci hanno già condiviso la loro esperienza, preso sui nostri canali ?

 

Racconti e foto di:Madda P., Marzia F., Luca Z., Maria B., Claudio P. e Karen C. Redatto da:Claudio P. e Madda P.

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