Ricordi indelebili di un viaggio in Iran
Arrivammo ad Abyaneh con una pioggia fredda e sottile. Il villaggio pareva quasi irreale nel suo silenzio umido, nel rumore ovattato delle gocce del cielo, del fango delle strade di terra battuta e piastrellata.
Abyaneh, 300 km a sud di Teheran, sembrava crearsi d'improvviso, tra i monti del distretto di Bazrud, con la stessa sveltezza con cui le mani esperte di un vasaio danno forma alla creta che gira sul tornio. Era novembre ma c'era caldo in città, eppure l'aria pungente che ci accolse nel villaggio faceva già pensare all'inverno. Le finestre delle case erano serrate, le porte chiuse, solo gli intarsi minuziosi dell'architettura tradizionale facevano immaginare degli occhi tra quelle fessure, dei volti sfuggenti e delle figure inafferrabili dietro ai muri di fango e mattoni.
Mi apparve così Abyaneh, in quel pomeriggio d'autunno,
raccolta e laconica come le ragazze che hanno appena pianto e sanno già sorridere,
come gli amori che rischiano di perdersi se non si fa qualcosa. Micol Candiani
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Credit:
Visit Persia
D'improvviso uno schioccare di zoccoli, uno strusciare di pezze, uno stampare di piedi sui ciottoli umidi: una donna e il suo largo velo pesante e bianco, puntellato di fiori rosati. Camminava piano lungo la stradina arrampicata sul monte, tirandosi dietro un asinello grigio, piccino, caricato di borse e di stoffe. Quelle furono le prime delle uniche creature che vidi - una visione subitanea e lenta - ad Abyaneh. Le altre, furono due vecchie signore vestite di nero, le loro gonne ampie, scure e rigonfie sparpagliate sui gradini di pietra su cui sedevano, la loro pelle aranciata dal sole, i loro occhi olivastri e grandi, le loro voci stridenti e roche come quelle di chi parla poco, o forse mai.
Mi apparve così Abyaneh, in quel pomeriggio d'autunno, raccolta e laconica come le ragazze che hanno appena pianto e sanno già sorridere, come gli amori che rischiano di perdersi se non si fa qualcosa.
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Credit:
Micol Candiani
Le porte ad Abyaneh sono di legno, lucide e pesanti, quasi nascondano dietro di sé un segreto ingombrante e antico. Mi piacque il desiderio di oltrepassare una di quelle porte e scoprire la vita all'interno delle case color ocra, brillanti e scivolose per la pioggerella delicata e rapida in cui ci eravamo imbattuti.
In tutto il villaggio, le porte hanno due battenti: uno per le donne, uno per gli uomini. La loro diversa forma produce un suono peculiare che distingue il genere del visitatore sconosciuto all'orecchio attento del padrone di casa. Forse che bussando qualcuno avrebbe...? Ma no, Abyaneh mi piaceva così, ermetica e scorbutica come la vidi, abbracciata a montagne impervie e alberate di alberi rossi e marroni, incastonata in un fianco di roccia, schiva e scontrosa, eppure così innocente e bisognosa di essere amata, come tutte le persone imbronciate che si dicono felici anche senza nessuno.
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Scritto da: Micol C. Redatto da: Claudio P. Copertina: Mostafa Meraji on Wikimedi Commons