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Sopravvivere ad un volo con un bimbo

Tutti noi siamo passati da qualche situazione simile sugli aerei. Sali dopo il controllo documenti, prendi il tuo posto, tutto pronto per il decollo.

All’improvviso il bambino nella fila davanti a te inizia a piangere. Anzi, a strillare. E così ti riempi di terrore, la tua testa esplode e pensi che l’unico modo per sopportare tutto questo in volo sarà una doppia dose di Bloody Mary. Perché i genitori non riescono a tenerli tranquilli? Perché proprio vicino a me? Perché ho scelto il posto 12A invece che 33A?

Siamo stati tutti viaggiatori impegnativi per una ragione o per l’altra, ma cosa succede se quella persona che non riesce a tenere a bada il piccolo strillante, con l’aereo in rivolta, sei proprio tu?

Primo suggerimento: VOLA AL MATTINO
Una cosa che vi diranno i neo genitori è sicuramente che l’ora critica per i bimbi va proprio dalle 4 alle 6 del pomeriggio. Si svegliano dal riposino pomeridiano, piangono e non c’è nulla che tu possa fare per fermarli. Non ho pensato a questo aspetto quando ho prenotato il volo di rientro quella domenica pomeriggio, nel tentativo di massimizzare il tempo a disposizione nel mio weekend fuori porta. Ho agito come la vecchia me, come avrei fatto prima della nascita di Bobby. La nuova me ora si rende conto che i neonati non conoscono il significato delle parole “weekend lungo”. Conoscono solo la comodità della loro routine. E quel giorno Bobby voleva dormire ma il trambusto dell’imbarco lo ha fatto piangere per più di un’ora. Dopo quell’episodio ho viaggiato in aereo con lui per tre volte, al mattino, ed è stato un angelo. Lezione imparata.

Secondo suggerimento: MEGLIO UN POSTO FINESTRINO
Sebbene io preferisca posto corridoio, ho notato la loro inutilità quando si viaggia con bimbo al seguito. Prima cosa: non c’è nulla per potersi appoggiare. Seconda: la facilità con cui le hostess riescono ad urtare il pargolo dormiente è disarmante. Terza: ogni persona in transito lungo il corridoio sarà un ottimo motivo per svegliare o stimolare agitazione nel bambino. In questi casi il posto finestrino sarà vostro amico, separandovi un pochino dal resto della civiltà.

Terzo suggerimento: CAMBIARE PANNOLINO IN AEREO NON E' POI COSI' MALE (SE C'E' UN FASCIATOIO)
Una delle cose che temo di più è il cambio pannolino a metà volo. Un inferno. Un bel disastro se sono nel mezzo di un’improvvisa turbolenza. Ed eccomi terrorizzata nel mio posto finestrino per più di 15 minuti fino a quando il mio incubo si realizzò. Risparmiandovi la descrizione dettagliata di un cambio senza fasciatoio, direi che preferisco essere veloce nel risolvere il problema piuttosto che rimanere seduta al mio posto in attesa di atterrare, attirando le giustificate ire dei passeggeri vicini.

Quarto suggerimento: TENETE VICINE BOTTIGLIE E GIOCHI
I bambini non sanno come equalizzare l’orecchio in decollo o atterraggio e in questi casi avere dei giochi potrebbe tranquillizzarli o distrarli.

Quinto suggerimento: MANTIENI LA CALMA
Tornando al mio incubo in volo. Imbarco andato bene, non appena prendo posto Bobby inizia a strillare senza controllo. Fino alla fase di decollo piange (con buona pace dei giochi e la bottiglia) ma poi si addormenta. Che sollievo. Si risveglia quasi subito e piange fino alla fine. Abbiamo fatto qualsiasi cosa ma niente ha funzionato. E pensare che eravamo noi quelle persone con il bimbo urlante. Ero mortificata, ma con piacere ho notato che i passeggeri attorno a noi avevano compreso la situazione, facendo addirittura facce simpatiche a Bobby. Anche l’hostess si è avvicinata con un regalino, una spilla graziosa. Con un sorriso, avrei voluto usarla contro di me per la vergogna. Ero irrequieta. Da lì ho capito che aiuta essere calmi, perché i bambini possono percepire lo stress. In qualche modo devi solo prenderla alla leggera, evitando che questi inconvenienti – un bambino che piange sull’aereo – possano urtare la serenità.



A voi è mai capitato qualche inconveniente a bordo di un volo con i vostri piccoli? Avete qualche suggerimento da condividere con gli altri viaggiatori?



Copy: Jacqueline Gifford (articolo originale disponibile su Travel and Leisure)

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